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lunedì, Marzo 18, 2024
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Progetto “The Vault”

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Un hotel progettato per assumere e ospitare persone autistiche

A Gateshead, Regno Unito è stato da poco inaugurato un hotel dove le persone affette da sensibilità sensoriale possono godere a pieno la loro vacanza in un hotel che viene gestito da altre persone Autistiche che capiscono meglio le loro necessità.

The Vault

The Vault

L’obbiettivo generale di questo Hotel è quello di assumere persone Autistiche o con altre difficoltà di apprendimento. Queste posizioni pagate si concentreranno sui diversi servizi di ospitalità offerti dall’hotel compresa l’alfabetizzazione informatica, arte, design e quelle competenze necessarie per lavorare in un ristorante.

Il gestore dell’hotel spera di formare fino a 28 dipendenti all’anno. Ogni dipendente riceverà una formazione completa e supporto.Le Camere dell’hotel sono in fase di rinnovamento per soddisfare i bisogni speciali delle persone Autistiche, le persone potranno soggiornare in questo hotel all’inizio di questo autunno.Le persone per intanto potranno mangiare nel ristorante dello stabilimento e visitare i loro servizi di intrattenimento creati per persone affette dall’ASD.

Autismo e ecografia trimestrale

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Correlazione con il numero di volte che l’embrione è sottoposto all’esposizione di ultrasuoni nell’ecografia diagnostica trimestrale

La ricerca attuale suggerisce che l’incidenza e l’eterogeneità dei sintomi del disturbo dello spettro autistico(ASD) possono presentarsi attraverso una varietà di esogena e / o fattori endogeni.

Ecografia trimestrale

Quando si è soggetti alla pratica clinica di routine è generalmente considerato sicuro, però esiste la speculazione, anche se non ci sono dati evidenti, che l’ecografia diagnostica può contribuire all’autismo, sostenuto da evidenze sperimentali, l’esposizione agli ultrasuoni nei primi mesi di gestazione potrebbe modificare lo sviluppo del cervello e alterarne quindi il comportamento.

Gli autori hanno esplorato tre ipotesi di test per una possibile relazione tra la gravità dei sintomi del disturbo dello spettro autistico e:

1) esposizione ad ultrasuoni

2) durante il primo trimestre di gravidanza

3) genetica predisposizione al ASD.

Lo abbiamo fatto mediante l’analisi retrospettiva dei dati del SSC(Simplex Collection di Simon) deposito genetico autismo finanziato dalla Simon Foundation Autism Research Initiative.

Gli autori hanno evidenziato che i bambini maschi con ASD, numero di variazioni di copia dei cromosomi e l’esposizione alla prima ecografia trimestrale, si notava che il QI non verbale era notevolmente diminuito ed erano aumentati i comportamenti ripetitivi rispetto ai figli maschi con ASD, con CNVs, e senza ultrasuoni. Questi dati suggeriscono che l’eterogeneità dei sintomi ASD può essere provocata, almeno in parte, dall’esposizione agli ultrasuoni di diagnostica durante le prime fasi dello sviluppo prenatale dei bambini con specifiche vulnerabilità genetiche.

Questi risultati aggiungono ulteriore peso alle preoccupazioni espresse dalla FDA circa l’uso non medico di diagnostica ad ultrasuoni durante la gravidanza

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/aur.1690/full

Inizio della scuola, indicazioni per una strutturazione di spazio e tempo.

Considerando che il bambino con Disturbo dello Spettro Autistico trascorre la maggior parte della sua giornata nell’ ambiente scolastico è proprio questo ambito che ha la responsabilità di facilitare lo sviluppo cognitivo ed emotivo.

La scuola quindi, deve comprendere l’importanza di garantire il supporto con personale preparato e aggiornato su questi disturbi, che ne favoriscano interamente l’adattamento, il benessere e l’inclusione reale.

23Il primo periodo a scuola

Il primo periodo di scuola di un bambino con ASD è sicuramente un periodo di conoscenza reciproca e un momento in cui il fare (per imparare, a livello didattico) è momentaneamente, sospeso.

Le energie dell’adulto (insegnante e/o educatore) sono tutte spese ad incontrare e scoprire il bambino e, a sua volta, mettersi in gioco per farsi scoprire e far capire al bambino che la propria presenza non è una minaccia per lui.

Il primo passo da compiere all’arrivo in una classe di un bambino con ASD è quello di compiere un’attenta e sistematica osservazione del bambino stesso.

I bambini con ASD hanno difficoltà a gestire l’ambiente esterno e lo percepiscono spesso caotico e imprevedibile.

Queste caratteristiche ambientali ostacolano la sua tranquillità e determinano attivazione dell’ansia e risposte comportamentali non  adeguate e problematiche.

L’adulto nel contesto scolastico ha il compito di adattare l’ambiente alle necessità e alle caratteristiche del bambino. 32

Il primo passo consiste nel diminuire la confusione ambientale e favorire la conoscenza del contesto, anche utilizzando indizi visivi, a portata del bambino (per esempio un calendario delle attività).

In questo modo si regola la sensorialità (spesso motivo primo di attivazione dell’ansia), si favorisce l’ordine nella percezione degli stimoli esterni e si facilita la modalità interattiva con l’altro.

Lo spazio e il tempo vanno strutturati con attenzione
e occorre trovare modalità comprensibili per il bambino con ASD per comprendere e accomodare gli stimoli: il caos interno del bambino, a livello di sensazioni, percezioni e moti d’azione gradualmente si sistema e trova una regolazione che gli permette anche di provare piacere nello stare con gli altri.

Strutturare lo spazio

Nella scuola elementare, soprattutto inizialmente è necessario strutturare lo spazio per renderlo chiaro e prevedibile; significa individuare e suddividere zone stabili di attività riconoscibili dal bambino, grazie ad immagini o oggetti che sono presenti solo in quegli spazi.

Per esempio con un soggetto a basso funzionamento: le zone possono essere dedicate ai giochi di finzione, all’elaborazione percettivo-sensoriale, alla coordinazione grosso-motoria e fino-motoria.

Al di là di una strutturazione suddivisa per attività, occorre suddividere lo spazio anche per quanto riguarda la disposizione dei banchi della classe e dei laboratori, che deve rimanere stabile nel tempo: le posizioni dei vari spazi in classe devono essere studiate in modo che non creino disagio nel bambino o ragazzo (spesso stare su un lato della classe in modo stabile permette di vedere tutto ciò che c’è e succede, permette quindi maggiore controllo degli stimoli e da calma e sicurezza).

L’organizzazione delle lezioni e delle differenti attività devono essere a loro volta chiare e comprensibili, in modo che il bambino o il ragazzo siano capaci di anticipare i vari compiti e di prevedere quali persone incontreranno in ogni contesto di apprendimento.

Un altro accorgimento importante per la tranquillità del bambino con ASD consiste nella riduzione (il più possibile) degli imprevisti e, se accadono, occorre fornire un’esauriente spiegazione.

La persona con ASD in genere, ha bisogno di strutturazione, anticipazione e spiegazione di ciò che accade, soprattutto se l’ambiente di apprendimento o di lavoro è nuovo e poco conosciuto.

Per quanto riguarda il contesto scolastico, quando la relazione con l’adulto di riferimento è stabile e affidabile, il bambino si sente più sicuro; la strutturazione può allora diventare meno rigida e precisa. Infatti, la buona relazione con l’adulto diventa un elemento regolativo interno, che conforta e rassicura il bambino anche se l’ambiente esterno è un po’ differente da come l’ha conosciuto.

Strutturare il tempo

Strutturare il tempo nel contesto scolastico significa dare alla giornata una routine molto stabile, fatta di attività e momenti ripetuti, sperimentati più e più volte sempre con le stesse persone.

La strutturazione deve essere anche ben chiara e visibile, ottenuta attraverso vari strumenti e supporti; ad esempio le tabelle delle attività, che suddividono le attività a seconda dell’orario di realizzazione e mostrano in maniera evidente la loro successione temporale all’interno di un certo lasso di tempo (es.: tabella delle attività della mattina a scuola).

Molti individui con ASD presentano difficoltà nel gestire lo scorrere del tempo, nel riconoscere collegamenti tra eventi e nel conservare un ricordo integro e unitario di tutto ciò.

Per facilitare la percezione del tempo che passa si posso utilizzare svariati strumenti quali orologi, clessidre, sveglie, ecc…Strutturare il tempo a scuola, significa individuare momenti di lavoro di lavoro in classe, momenti di lavoro in piccolo gruppo e momenti di lavoro individuale.

Questi momenti di studio e di lavoro individuale devono essere alternati anche da momenti di attività piacevoli e rilassanti per il bambino con ASD, che servono come momenti di pausa e riposo dall’attività cognitiva vera e propria e dalle situazioni interattivo-relazionali che richiedono comunque uno sforzo e dispendio di energie.

Qualsiasi attività, di tipo cognitivo, individuale e di piccolo gruppo non può comunque durare più di 20-30 minuti, l’intervallo di tempo in cui il bambino impiega la sua concentrazione focalizzandosi su un compito.

Se il compito viene proposto nel grande gruppo classe, è possibile che il bambino termini le sue energie prima dei 20 minuti, occorre quindi ridurre il tempo. In particolare, il bambino con autismo ha bisogno di molte pause (sopratutto all’inizio e alla fine della scuola) che vanno create e in parte strutturate.

Le pause possono essere di puro recupero e riposo in solitudine o costituite da situazioni piacevoli con la figura di riferimento in cui il bambino si sente parte attiva e funzionante.

L’adulto deve far capire al bambino che può riprovare queste attività quando ha bisogno di alleviare momenti di sovraccarico e deve insegnargli che può comunicare di essere stanco.

La possibilità di sperimentare queste attività regolarmente fornisce la continuità esperienziale utile al bambino per sentirsi sicuro e crea apprendimento per la regolazione e la comunicazione degli stati interni.

Presentazione degli stimoli

In generale, in ogni fascia di età, occorre fare molta attenzione alla presentazione degli stimoli proprio perché gli individui con autismo spesso presentano canali sensoriali compromessi e modalità atipiche nella capacità associativa delle azioni (es.: difficoltà a guardare chi parla e comprendere il messaggio, difficoltà a ascoltare e fare, ecc.).

Per permettere apprendimenti adeguati e stabili nel tempo, è necessario fornire stimolazioni sfruttando tutti i canali sensoriali, per essere certi di raggiungere la comprensione del  bambino.

Inoltre, è utile ripetere queste stimolazioni, più e più volte, affinché la loro acquisizione non sia consolidata. In genere, il canale sensoriale più deficitario è quello acustico e quindi occorre favorire il canale visivo utilizzando immagini, foto, video, schemi con disegni e colori differenti, mappe concettuali, schemi strutturati, ecc.

L’intero articolo è disponibile al seguente link – Progetto autismo : tre anni di esperienze nelle scuole trentine

Progetto autismo: tre anni di esperienze nelle scuole trentine a cura di Paola Venuti, Stefano Cainelli, Carolina Coco, Chiara Cainelli, Ulisse Paolini © Editore Provincia autonoma di Trento – IPRASE

L’autismo e il terremoto una linea guida operativa

L’autismo nel post-terremoto: l’esperienza dell’Aquila come base per una linea guida operativa.

  1. Dipartimento di scienze cliniche applicate e biotecnologiche, Università degli Studi dell’Aquila
  2. Centro di riferimento regionale autismo, ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Regione Abruzzo, L’Aquila
  3. Dipartimento di salute mentale, ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Regione Abruzzo, L’Aquila

terremoto todo

Obiettivo di questo contributo è di descrivere il percorso organizzativo dei servizi per l’autismo nel post-terremoto all’Aquila, quale base per la redazione di una raccomandazione da adottare nelle situazioni emergenziali determinate dal terremoto, in un Paese ad alto rischio sismico quale è l’Italia. Le persone con autismo, le loro famiglie e gli operatori specializzati rappresentano un insieme sociale ad alto rischio sanitario dopo un terremoto con effetti disastrosi e necessitano di assistenza nella fase emergenziale e sostegno immediato e strutturato secondo precisi protocolli e standard qualitativi. Si raccomanda che l’adozione di questi interventi sia stabilita da una linea guida operativa per la presa in carico di persone con autismo nel periodo post-terremoto. Il comportamento adattivo di utenti con autismo declina rapidamente nei primi mesi successivi al terremoto su tutte le dimensioni esaminate (comunicazione, vita quotidiana, socializzazione, attività fisica). Al ritorno di condizioni di parziale stabilità e con un intervento immediato e intensivo gli utenti hanno mostrato un trend verso il recupero parziale del funzionamento adattivo. Quanto all’ impatto sui servizi, emerge la necessità di sostenere il maggior rischio di burnout negli operatori esposti al terremoto nei primi due anni dopo l’evento e di un rapido ripristino nell’organizzazione di servizi centrati sulla persona.

MENTE LOCALE in concerto a Percezioni Musicali

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la Band di ragazzi con ASD dell’ ODFLab condotta da Stefano Cainelli  suonerà il 4 maggio 2016 a PERCEZIONI MUSICALI rassegna  organizzata da URLA, associazione studentesca universitaria, cortile di Palazzo Istruzione, corso Bettini, 84 Rovereto

Al Laboratorio di Osservazione Diagnosi Formazione del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, la Musicoterapia è fra gli interventi abilitativi  utilizzati con bambini e adolescenti con ASD al fine di attivare e sviluppare le capacità interattive e sociali. Da molti anni Stefano Cainelli, Musicoterapeuta presso ODFLab, costruisce  percorsi musicali di gruppo con adolescenti con ASD sia nelle scuole superiori che presso il laboratorio. Il progetto musicoterapeutico e musicale MENTE LOCALE è costruito in modo specifico per adolescenti con ASD ad alto funzionamento con la finalità di creare momenti di scambio relazionale per sviluppare  abilità sociali complesse. I ragazzi sviluppano le abilità musicali attraverso prove settimanali in sale adibite alle band locali con la partecipazione di altri musicisti che supportano i processi di apprendimento musicale e di inclusione sociale. MENTE LOCALE  ha suonato alla sala Filarmonica di Rovereto in occasione dell’evento organizzato da ODFLAb nella giornata mondiale sull’Autismo, 2 aprile 2015.

Un goal di testa

Con l’avvicinarsi dell’appuntamento della giornata mondiale dell’Autismo del 2 aprile, vorrei condividere un pensiero semplice ma a mio avviso efficace.
Molte volte si è sottolineata la complessità dell’autismo, sia nella sua genesi che nell’analisi dei comportamenti e quindi delle strategie da adottare successivamente alla diagnosi.
Ciò che deve essere il più possibile tenuto in mente riguarda l’approccio che si ha verso l’autismo, ossia un approccio di apertura mentale.

Nell’era di internet diviene fondamentale non solo ricercare le informazioni, ma sapere anche dove coglierle laddove siano di qualità, e non frutto di speculazioni senza una solida base scientifica.
Questo è importante perché la nostra mente corre e vira sotto l’ordine di alcuni comandi, e uno di questi si chiama pregiudizio confermativo (o confirmation bias), ossia la tendenza di memorizzare informazioni che confermano la nostra ipotesi di base (che ci siamo creati magari in siti tutt’altro che seri) scartando invece informazioni che la contraddicono.
Ciò crea una polarizzazione di persone che “credono” invece che “pensano”, credono cioè che il pettegolezzo spacciato per notizia sia valida e tutto ciò che verrà dopo sia di scarso valore perché non coincidente con essa.
Questa polarizzazione interessa anche persone che in buona fede cercano con impegno di capire e di scavare nella problematica, e che magari sono famigliari o genitori e che quindi hanno a che fare quotidianamente con l’autismo.
La fatica di chi vive a contatto con l’autismo può costringere la persona ad appoggiarsi a modelli falsi che mirano alla completezza piuttosto che a modelli parziali e incompleti, anche se i primi sono fondati su una non-scienza.

Un invito per la giornata mondiale dell’autismo non riguarda oggi una scoperta scientifica o una teoria, ma riguarda l’approccio col quale si affronta l’autismo.
Affrontare la complessità e la spigolosità dell’autismo ricercando la semplificazione e alcune poche certezze, forse rischia di mettere un clamoroso freno alla curiosità e all’apertura che ognuno deve faticosamente adottare se vuole affrontare l’autismo con serietà.
Bisogna andare al di là della diagnosi e vedere chi è quel bambino e quella persona, capire quali sono le sue necessità e le sue uniche caratteristiche.
Fondamentale è contattare l’esperto della materia, che conosca l’autismo e non affidarsi a rimedi fai da tè scovati chissà dove.
L’ invito per il 2 aprile è di affrontare l’autismo con apertura forza e curiosità, sapendo che molte persone si stanno impegnando ogni giorno per rendere la vita del bambino autistico e dei suoi famigliari migliore possibile.

Per approfondimenti:
“vaccini e autoinganni” pag 46, Mente e Cervello, numero 134

Fondazione Bambini e Autismo ONLUS – Italia

In occasione della Giornata Mondiale di Sensibilizzazione sull’Autismo di SABATO 2 APRILE
la Fondazione Bambini e Autismo ONLUS organizza una serie di eventi che si protrarranno prima e dopo il 2 Aprile nel tentativo, nello spirito delle Nazioni Unite che hanno indetto la giornata, di raggiungere quante più persone possibili tra i non addetti ai lavori.

Di seguito il link con il programma degli eventi

PARTECIPARE L’AUTISMO – MODENA

In occasione della Giornata Mondiale di sensibilizzazione sull’ Autismo, Aut Aut Modena incontra la comunità modenese nella splendida cornice del Palazzo Ducale per parlare di AUTISMO. Insieme alle massime autorità cittadine si traccerà un bilancio dei progetti attivati nel corso dell’ultimo anno, volti a migliorare i livelli di autonomia delle persone con autismo, promuovere l’informazione e la formazione a tutti i livelli, razionalizzare e coordinare le energie impiegate per l’assistenza di bambini, giovani e adulti con autismo, promuovere l’integrazione delle persone con autismo nella comunità di riferimento.

PROGRAMMA VISIONABILE AL SEGUENTE LINK 

2 Aprile 2016 – Giornata Mondiale Autismo – ROVERETO

Il 2 aprile 2016, dalle 14.00 presso la sala conferenze del MART a Rovereto, in occasione della giornata mondiale dell’autismo la Cooperativa Sociale Il Ponte, in collaborazione con il Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (Prof.ssa Paola Venuti – Università di Trento) e con Leonardo Zoccante, neuropsichiatra infantile dell’ Ospedale Universitario di Verona, proporrà un evento che consenta di parlare di autismo attraverso il linguaggio cinematografico.

Il pubblico potrà vedere due documentari sull’autismo, avendo anche la possibilità di interagire con i registi e di conoscere alcuni protagonisti. Uno dei due documentari sarà proiettato per la prima volta, il documentario “Tramondi” (regia di Fausto Caviglia), nato dalla collaborazione tra Cooperativa Il Ponte Fondazione Il Tiglio, di Pavia.

In allegato trovate il programma dettagliato dell’evento, Vi aspettiamo !

PROGRAMMA EVENTO

AUTISTIC FLASH-MOB VERONA

ABAL ONLUS – 12422270_1159907404060474_2131651788_oAssociazione Bambini Autistici Lessinia

ABAL ONLUS è un’ associazione sociale senza scopi di lucro nata il 20/06/2013 dalla volontà di Nicola Marcolini genitore di un bambino autistico, attualmente presidente e dalla sua famiglia, che insieme ad amici e sostenitori hanno deciso di intraprendere questa strada per aiutare il più possibile le persone affette da questa patologia e supportare le loro famiglie, anche dopo la maggiore età dove le Istituzioni sono carenti.

L’ Associazione Bambini Autistici Lessinia ONLUS, ha organizzato un’ evento il 02 Aprile a Verona per sensibilizzare e informare sulle problematiche dell’ Autismo tutta la popolazione, questa manifestazione, che riesce a fermare gente per le strade e le piazze, con l’ unica regola di ballare e divertirsi, per sensibilizzare e portare all’ attenzione di tutti le problematiche dell’ autismo

PROGRAMMA

ORE 16: ritrovo e breve breafing iniziale

ORE 16.10: riscaldamento con il gruppo Zumba Fitness della palestra Centro Fitness Oxigen di Ponte Florio (VR)

ORE 17: AUTISTIC FLASH MOB

ORE 17.15: sessione di Yoga della Risata con Trainer Luisa Raviola

Durante tutta la manifestazione saranno presenti volontari che dispenseranno volantini a tutti i presenti

L’evento è disponibile al seguente link 

Per il 2 aprile, Portale Autismo darà voce alle famiglie #autismosenzafiltri

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Questo 2 aprile, Giornata Mondiale dell’Autismo, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. Abbiamo pensato di dare voce alle famiglie tramite il nostro grande network, raccogliendo video testimonianze di chi vive la problematica quotidianamente.

Chiediamo quindi alle famiglie, di effettuare una breve registrazione video attraverso la quale raccontare le problematiche e gli aiuti di cui avrebbe bisogno.

Ricevuto un numero sufficiente di filmati, li uniremo in un unico video che divulgheremo in rete affinché la voce delle famiglie possa arrivare a chi ha gli strumenti per poter rispondere ai bisogni, alle emergenze, alle difficoltà e alle problematiche irrisolte.

Nella speranza che questo possa essere considerata da voi una iniziativa utile, riportiamo qui di seguito le modalità per inviarci il tuo contributo video e ne approfittiamo per augurare una buona Pasqua.

Il team di portale-autismo.it

 

Come inviare il file video:

  • Puoi registrare il filmato con lo smartphone o con la webcam del tuo computer;
  • Chiediamo di non superare i 10 minuti di video;
  • Non ci sono vincoli rispetto a quello puoi dire o non dire nel video.
  • Per inviarci il file puoi utilizzare il servizio gratuito Wetransfer, ecco come:

Visita wetransfer.com e segui questi brevi passaggi, dopo di che attendi il completamento del caricamento del video:

 

 

Questo il primo contributo ricevuto da Gianfranco Vitale, genitore e autore del libro “Mio figlio autistico”:

Il 2 aprile che verrà

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Si avvicina a grandi passi il 2 Aprile, giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, sancita dalle Nazioni Unite con la risoluzione 62/139 del 18 dicembre 2007. Per provare ad approfondirne alcuni significati può essere interessante tornare su una questione molto dibattuta nelle ultime settimane, il cui abbrivio è stato offerto da uno scarno comunicato di Angsa Nazionale, indirizzato alle sedi provinciali e regionali. Vi si legge:

“[…] La giornata conclusiva di sabato 2 Aprile vedrà tutti i programmi Rai impegnati ad ospitare interventi di esperti e collegamenti con le piazze. All’interno dei programmi della giornata di sabato saranno previsti spazi per lanciare storie di casi di autismo che devono richiamare un interesse generale e per specifica richiesta Rai devono essere casi positivi di una buona prassi, di un successo, di un buon esempio, di buona gestione o di buona amministrazione […].

Dico subito che non condivido affatto la scelta di Angsa di aderire a questa soluzione. La giudico sbagliata e al contempo azzardata, perché una grave e complessa emergenza sociale, quale sicuramente è l’autismo, non può venire ridotta a pura vetrina mediatica di (sole) buone prassi, per giunta con l’avallo di un’associazione che per essere numericamente la più rappresentativa dovrebbe avere la funzione di raccontare non tanto ciò che fa piacere a viale Mazzini quanto, e solo, la realtà che è sotto gli occhi di tutti.

Porsi in una condizione di sostanziale subalternità; sottostare al diktat della Rai, garantendole addirittura l’ultima parola in merito alla scelta delle storie da raccontare, senza valutare l’opportunità (meglio sarebbe dire la necessità) di un valido contrappeso tecnico – scientifico, è un’operazione avventata che rischia di danneggiare pesantemente la stragrande maggioranza delle famiglie, dando dell’autismo un’immagine molto diversa da ciò che effettivamente è.

I familiari di soggetti autistici conoscono bene quanto difficile è la loro esistenza e quanto sia vissuta, molto spesso, nell’abbandono e nella solitudine. In vaste zone (ho detto “vaste”) del territorio nazionale non si sa neanche come rispondere ai bisogni primari dei bambini, degli adolescenti e degli adulti con autismo. La scuola, al di là del consueto battage pubblicitario, non è affatto così “buona” e inclusiva come viene descritta, non solo perché mancano insegnanti e dirigenti formati ma soprattutto perché difetta di un progetto strategico in grado di farsi realmente carico di un handicap speciale come l’autismo. Molti centri diurni e comunità residenziali non funzionano a causa dei continui tagli di risorse e della cronica mancanza di formazione, che rendono pressoché impossibile la realizzazione di un serio approccio abilitativo. Le condizioni di vita degli adulti autistici rimangono drammatiche: dimenticati e pesantemente sedati in quelli che non di rado sono contesti di marcata impronta psichiatrica, a fronte d rette mensili di 5 – 6000 euro che dovrebbero garantire ben altro e nel silenzio colpevole degli enti erogatori che non si pongano minimamente l’esigenza di ridiscutere e/o annullare i protocolli sottoscritti. Non è affatto inusuale che i genitori, quanto meno quelli che possono, siano costretti ad accollarsi le spese delle cure necessarie ai loro figli. I Lea restano a volte inapplicati perché le regioni non sempre assolvono al dovere di darvi attuazione: ciò fa sì che diritti esigibili diventino tali solo a prezzo di sfibranti battaglie personali. Arrivano di continuo notizie di maltrattamenti e vessazioni consumate sulla pelle dei disabili, anche persone autistiche, senza che ancora sia sancito l’obbligo, per le strutture sanitarie e socio sanitarie, di dotarsi di telecamere e/o altri supporti di controllo. Potrei continuare…

Questo” racconto la dice tutta su cosa (non) è successo negli ultimi dodici mesi, al di là delle promozioni autoreferenziali, delle parate propagandistiche e dell’enfasi legate all’approvazione di leggi e altri provvedimenti, che nella sostanza non hanno modificato per niente la difficile condizione di tantissime famiglie. “Questo” è oggi l’autismo o se si preferisce anche questo è l’autismo.

Negarlo o edulcorarlo è un’operazione di cosmesi che non giova a nessuno. L’Italia non finisce certamente con poche esperienze virtuose vissute a macchia di leopardo ma è una realtà ben più articolata ed eterogenea, che è giusto rappresentare, con realismo, nella sua interezza e non in modo parziale e incompleto.

E’ innegabile che esempi di “buone” prassi, come ho appena finito di scrivere, esistano, e personalmente non trovo affatto disdicevole presentarle, ma accanto ad esse possono e devono trovare ascolto, con l’obiettivo di superarle, le tante “pessime” pratiche con le quali le famiglie convivono quotidianamente.

Il fatto che molte volte non si rientri tra i “casi positivi di una buona prassi, di un successo, di un buon esempio, di buona gestione o di buona amministrazione” (ripropongo la sdolcinata litania della Rai) sottintende che non si è stati “buoni genitori” o piuttosto, come io penso, che siamo in presenza di pesanti responsabilità delle istituzioni locali e nazionali, nonché dei servizi territoriali, che le associazioni non hanno il coraggio di denunciare in tutte le sedi, a cominciare da quelle legali? Impossibile non sciogliere questi nodi.

Diventa allora importante presidiare le piazze, e perché no? avviare un serio confronto sulla rete, facendosi promotori di una “corretta e completa” informazione, senza cedere a veti o ammiccamenti, siano essi della Rai o del solito sottosegretario, magari presente – questa volta – nella veste inedita di vedetta di un partito a caccia di voti per le prossime elezioni amministrative.

Non nego che possa essere bello per la Rai (ma anche per il governo, che si accrediterebbe come spesso gli accade di meriti inesistenti) parlare di autistici alti, biondi e, perché no? con gli occhi azzurri; che vanno a scuola da soli in bicicletta; che conseguono un brillante curriculum scolastico; che intraprendono positive esperienze lavorative; che sono inseriti in comunità attrezzate…

Siamo sicuri che sia onesto intellettualmente presentare in questo modo la realtà? Perché nascondere tutto il resto? Perché, cito solo un esempio, far calare una incomprensibile cortina di silenzio sulla grave estromissione sociale che subiscono quelle forme di autismo associate a un ritardo mentale grave? Perché non mostrare “anche” queste storie, visto che nell’autismo severo (la Rai se ne faccia una ragione) non c’è nulla di sereno e felice, come possono ben testimoniare tante famiglie chiamate a farsene carico unilateralmente, alla faccia della cosiddetta inclusione di cui blaterano a giorni alterni certi professoroni?

Pensavamo che i tempi di Rain Man fossero finiti: siamo stati troppo ottimisti se la direzione verso cui si marcia è quella di presentare unicamente storie che non diano l’idea che in Italia l’autismo sia un problema. Nelle ultime settimane, a fronte delle legittime perplessità e dissociazioni suscitate dalla decisione di Angsa, ci si è spinti fino al punto di enunciare improponibili irrispettose classificazioni tra disfattisti e ottimisti, tra sfigati e benpensanti, senza minimamente preoccuparsi di entrare nel merito del problema, e di conseguenza senza capire che esso è assolutamente altro rispetto al solito provincialismo nostrano che porta ognuno a schierarsi solo in base ad appartenenze precostituite o ad ideologismi di maniera. Si è messo in campo un improvvido e imbarazzante modello di comunicazione che va rifondato dalle fondamenta perché, basandosi unicamente sulla scomunica pregiudiziale di ogni critica, non sta letteralmente in piedi!

La vicenda Rai- Angsa è stata, in ogni caso, l’occasione per rendere pubblico un malessere che sarebbe riduttivo sottovalutare, emerso perché ancora una volta sono mancati la discussione e il coinvolgimento delle famiglie, cioè degli attori principali che un’associazione dovrebbe rappresentare: non è poca cosa.

Il 2 Aprile non può esaurirsi con il racconto rococò di un autismo che non c’è o che, se c’è, non rappresenta affatto la maggioranza delle situazioni che vivono i nostri figli.

Si sottolineino le eccellenze laddove sono presenti, ma – lo ripeto per l’ennesima volta – si parli anche delle cose che non ci sono, di quelle che ci sono ma non funzionano o funzionano solo in parte, delle tante, troppe, emergenze che continuano ad affollare questa complessa disabilità.

Parliamone insomma a tutto campo, dando la parola non solo ai soliti presidenti di associazioni e fondazioni ma a facce nuove e soprattutto ad autistici in carne e ossa, in modo che la gente possa vederli mentre, con lo sguardo perso nel vuoto, strillano, saltellano, sfarfallano, caracollano, farfugliano, tirano su col naso, si dimenano. Chi accende la televisione ha il diritto di vedere e sentire anche queste cose e non solo le spocchie di quanti pretendono di raccontare storie la cui completezza somiglia da vicino a quella di un libro al quale sono state strappate le pagine pari o quelle dispari!

Prima di avviarmi alla conclusione mi sia consentita una breve digressione sullo spot messo in campo dalla Rai in occasione della giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. Girato dodici mesi fa e ora riesumato, è a mio giudizio altamente fuorviante, offensivo, tale da suscitare profonda indignazione. Indigna perché ai genitori, e alle madri in particolare, non può essere ricordato che nella battaglia contro l’autismo “devono metterci il cuore”: è quello che hanno sempre fatto, fino allo sfinimento, spesso in completa solitudine e tra l’indifferenza generale.

Stupidi stereotipi, che continuano ad associare l’autismo a una bolla, non solo non spiegano correttamente la patologia ma ne rendono ancora più confusa la comprensione, resuscitando interpretazioni e luoghi comuni, a partire dalla madre frigorifero, il cui fondamento è stato dimostrato essere pari a zero. L’unica bolla di cui occorre acquisire consapevolezza è quella creata dall’ignoranza, e bene farebbero tutti gli ignoranti – comunque camuffati – a non dimenticarlo!

Alla luce di queste considerazioni io credo, dunque, che il significato vero del 2 Aprile debba essere solo e unicamente quello di aprire una seria riflessione intorno alle problematiche richiamate, perché al di là dei simboli, delle luci e dei selfie con l’assessore o l’onorevole in cerca di pubblicità, il giorno dopo sappiamo bene che resteranno sul tappeto solo le condizioni drammatiche e le sofferenze di centinaia di migliaia di famiglie.

E’ a queste ultime che occorre, a tutti i costi, dare risposta. Con fatti concreti e non con le promesse di una classe politica che fa dell’arroganza e dell’ignoranza il suo copyright. Con gli impegni mantenuti e non con le lusinghe. Con il protagonismo e la voglia di contare, e non con le sterili mediazioni al ribasso, affidate a tavoli inconcludenti, che offendono ogni giorno la nostra dignità e quella dei nostri figli.

SUI DIRITTI NON PUO’ E NON DEVE ESSERCI TRATTATIVA! Vale per il 2 aprile e vale soprattutto nei restanti 364 giorni dell’anno!

Gianfranco Vitale

www.facebook.com/autismoIN 

Karate per l’autismo

La difficoltà che i soggetti con disturbo dello spettro autistico presentano nel campo delle abilità sociali, sono forse le avvisaglie più visibili di questa patologia.
Si definiscono le abilità sociali come quei comportamenti che conducono ad un appropriata interazione sociale.

Un interessante studio è stato pubblicato nel 2012 da un team di studiosi con sede in Iran, ad Isfahan, il quale si propone di verificare se le tecniche del Karate possano portare ad una diminuzione dei problemi in area sociale in soggetti con autismo.
La via maestra per l’apprendimento e la crescita in tutti i bambini è sicuramente il gioco, e se il gioco viene declinato anche nell’ambito sportivo, allora il bambino viene esposto ad una potentissima e positiva miscela di nozioni, molto utili per una crescita sana.
In questo contesto lo studio si propone quindi di studiare l’effetto di questa antica pratica in soggetti con disturbo dello spettro autistico.

L’ipotesi di lavoro riguarda un possibile miglioramento dei deficit in area sociale in questi soggetti dopo un training di 14 settimane, e tale training viene svolto da un insegnante di Karate preparato a lavorare con l’autismo.
Il training prevede l’insegnamento del primo Kata (Heian Shodan), ossia una serie di tecniche di attacco e difesa con gli arti superiori ed inferiori, concatenate tra loro da eseguire da soli.
Il gruppo sperimentale dunque viene sottoposto ad allenamento specifico per 14 settimane, mentre il gruppo di controllo non viene sottoposto a nessun allenamento.

Gli autori dello studio ipotizzano inoltre che i miglioramenti ottenuti possano essere mantenuti anche un mese dopo la fine del training.
I gruppi di ragazzi partecipanti allo studio sono formati da:
30 soggetti, di cui 26 maschi e 4 femmine, tra i 5 fino ai 16 anni di età.
Il training ha una durata di 4 allenamenti a settimana per un totale di 14 settimane.
I risultati mostrano come nella scala relativa alle abilità sociali (social interaction subscale of Gilliam Autism Rating Scale-Second Edition) solo i soggetti appartenenti al gruppo sperimentale mostrano un forte decremento delle disfunzioni in ambito sociale, come la resistenza al contatto fisico, il ritiro sociale e la scarsa imitazione.

Gli studiosi considerano il decremento delle disabilità sociali come diretta conseguenza  dell’esercizio fisico.
In particolare, dato che lo studio si è concentrato sul Karate e non sull’attività fisica in senso ampio, mi preme puntualizzare un aspetto importante.
La pratica del Karate passa attraverso 3 fasi, ossia il Kyon, il Kata e il Kumite.
Il Kyon riguarda una serie di tecniche che possono variare da allenamento ad allenamento, il cui significato è di abituarsi ad eseguire la tecnica nel modo migliore possibile utilizzando tutti i segmenti corporei in modo armonico ed efficace.
Il Kata è relativo ad un insieme fisso di tecniche codificate da eseguire in successione, attraverso diversi livelli di difficoltà creascente.
Il Kumite invece è il combattimento che avviene a viso aperto tra due atleti.
L’aspetto fondamentale nel campo dei disturbi dello spettro autistico è che sia il Kyon che il Kata vengono allenati singolarmente rispettando i tempi e le caratteristiche psicofisiche di ognuno, ossia durante la pratica non si è obbligati ad interagire con nessuno, a parte ovviamente con l’insegnante che sapientemente deve adattare l’allenamento agli allievi.
Viene così rispettata una caratteristica fondamentale dell’autismo e, così facendo, si può insegnare il Karate rimanendo aderenti alle caratteristiche di ognuno.
Inoltre la sequenzialità e la ripetitività con una quota di caos, dovuta all’interazione con gli altri e all’apprendimento del gesto, davvero minima, divengono una base sicura per quei soggetti che hanno difficoltà nella pianificazione delle azioni e presentano un buon grado di rigidità cognitiva, come appunto nell’autismo.
Concludendo, l’esercizio fisico e la partecipazione all’attività sportiva sono fondamentali nello sviluppo di tutti i bambini, sia con sviluppo tipico che atipico.
Gli autori di questo studio sottolineano come, alla luce dei risultati, l’attività fisica, compresa la pratica di un’arte marziale, porti ad un significativo miglioramento nello sviluppo delle abilità sociali.
Il senso di auto efficacia e la fiducia in sé stessi sono cruciali nell’interazione con gli altri, ed esse vengono sviluppate e potenziate con l’attività fisica.
La partecipazione ad attività sportive offre eccezionali opportunità che si ripercuotono positivamente nella connessione sociale, nella coesione nel gruppo e nell’amicizia tra i pari.
Lo sviluppo di tali abilità, in soggetti con severe difficoltà ad intraprendere spontaneamente relazioni sociali, conducono ad un aumento di abilità nell’area sociale che possono anche espandersi in altri campi, andando così a rafforzare ampiamente lo sviluppo,la crescita e soprattutto il benessere del bambino.

 

Book Box – libri in cammino

di Marco Dotti su VITA

Che cosa accade ai ragazzi autistici una volta raggiunta la maggiore età e terminata la scuola? Semplicemente vengono lasciati a se stessi e, se non ci sono opportunità di lavoro, finiscono in istituto o restano in casa. Nasce da questa constatazione il bel progetto che prende corpo a Piacenza: creare librerie nelle sale d’attesa e ovunque vi sia una relazione d’incontro, favorendo il lavoro dei ragazzi autistici. In nome della cultura.

Parte a Piacenza il progetto Book Box. Che cos’è? Semplice: l’allestimento di una piccola libreria all’interno delle sale d’attesa frequentate da famiglie e bambini. Il progetto nasce da un’idea di Marilena Zacchini, consulente per l’Azienda USL di Piacenza sul progetto dedicato all’autismo.

Che cosa accade ai ragazzi autistici una volta finita la scuola? Vengono lasciati a se stessi e, se non ci sono opportunità di lavoro, finiscono in qualche istituto o restano in casa.

L’autismo accompagna i ragazzi per tutta la vita, ma quello che viene offerto loro dopo i 18 anni in tema di servizi e di opportunità lavorative è davvero poca cosa. Per i ragazzi autistici diventare adulti significa sparire dai circuiti scolastici e dai radat sociali, restare a a carico alle famiglie e perdere quel tanto o quel poco di autonomia acquisita in precedenza. Nel mondo del lavoro attualmente l’inclusione è pressoché inesistente: solo il 10% dei ragazzi oltre i 20 anni trova un impiego

Book Box è un’idea piccola forse, ma incredibilmente concreta ed è assimilabile in tutto e per tutto ad un’attività lavorativa poiché coniuga una serie di pratiche che i ragazzi autistici amano: i libri e il muoversi in macchina. Cosa non da poco: una libreria crea legami, incontri, rafforza le relazioni in una comunità che qualcuno vorrebbe più aperte, ma sono solo più spaesate e sdradicate che mai.
I libri vengono donati dai cittadini, mentre gli studi medici o chiunque voglia la BookBox nel proprio esercizio commerciale si abbonaal servizio e rende sostenibile il progetto. Una bella idea che ha trovato concretezza nel progetto, elaborato da Elisabetta Gazzolla, con il sostegno di un bando ACLI.

La cura, l’aggiornamento periodico e la distribuzione dei volumi e delle riviste nella Book Box sono affidati ai ragazzi . Accompagnati da educatori esperti, una volta al mese, i ragazzi si preoccupano di consegnare libri e riviste garantendo un ricambio periodico dei titoli, al fine di assicurare una buona scelta a chi ritorna più volte nello stesso luogo.

Bookbox, raccontano da Piacenza, è stato costruito a partire da una serie di azioni che tutti i ragazzi autistici possono compiere senza difficoltà come ad esempio: inserire oggetti in una borsa, trasportare una borsa con i manici e togliere oggetti da una borsa per riporli su uno scaffale. Si è pensato poi a quello che loro amano in modo particolare come i libri, che per forma, colore, profumo e consistenza rientrano fra gli interessi speciali dei ragazzi autistici e spostarsi in auto.

L’intento, spiegano ancora dall’Azienda USL di Piacenza, è di lavorare a partire dalla fase di transazione all’età adulta, per garantire ai ragazzi e alle famiglie l’opportunità di sperimentare percorsi di inclusione sociale che permettono una reale partecipazione alla comunità di appartenenza e un avvicinamento al mondo del lavoro.

Book Box è un esempio di welfare di comunità, capace di coinvolgere la comunità e di riconnettere le risorse e le forze del territorio per rispondere meglio ai bisogni delle persone e delle famiglie.
Tutti possono contribuire a questo progetto, con grandi e piccoli gesti: donando libri nuovi oppure usati, oppure “adottando un bookBox” e sostenendo con una donazione di 100 euro la possibilità di posizionare una libreria all’interno di uno spazio frequentato da mamme e bambini.

Informazioni
Dove si trovano i BookBox:
– Ospedale di Piacenza(ingresso Ospedale Vecchio) – Via Taverna, 49 Piacenza
– Libreria Coop c/o Centro Commerciale Gotico – via Emilia Parmense, 28 Piacenza
– Libreria Fahrenheit 451Via Legnano, 4 Piacenza
– Libreria Mondadori Corso Vittorio Emanuele, 101 Piacenza
– Centro per le Famiglie di Piacenza Centro Civico Farnesiana – Galleria del Sole, 42

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Adotta un BookBox
Chi è interessato ad aderire al progetto BookBox, posizionando nella propria sala d’attesa una libreria con una serie di volumi che periodicamente saranno curati dai nostri ragazzi, è possibile scrivere al seguente indirizzo progetto bookbox@gmail.com o telefonare allo 0523/302508. Con una donazione di 100 euro all’anno si potrà adottare un BookBox.

18 febbraio 2016 – GIORNATA MONDIALE DELLA SINDROME DI ASPERGER ‪

Il 18 Febbraio ricorre l’anniversario della nascita di Hans Asperger, medico austriaco che per primo osservò delle caratteristiche comuni in alcuni bambini. Oggi dopo 110 anni queste caratteristiche prendono il nome di Sindrome di Asperger e quei bambini, sono bambini o persone asperger. La Sindrome di Asperger è oggi inquadrata nei disturbi dello spettro autistico – “spettro” in quanto ha infinite sfumature e si manifesta in modi (o funzionamenti) molto differenti tra loro.
Oggi noi “aspie” festeggiamo la nostra giornata, in un mondo che non conosce niente della nostra condizione e che ci vede come strani, maleducati, stupidi o peggio.
Quindi ti dirò chi siamo noi asperger.
Da bimbi ci chiamano piccoli professori per via del linguaggio forbito e per i nostri interessi, delle passioni per argomenti spesso inconsueti. Passioni assorbenti, nelle quali ci perdiamo letteralmente e che col tempo se coltivate adeguatamente, possono diventare un lavoro una volta diventati grandi, oppure, entrare a far parte di una conoscenza enciclopedica che non smettiamo mai di coltivare. Abbiamo Q.I. nella media o superiore alla norma.
Spesso siamo disorientati dal mondo, dalla socialità e dalle convenzioni che da tutti voi sono apprese in modo spontaneo e naturale, ma che per noi sono molto difficili da comprendere, ecco perché a volte potremmo sembrarvi maleducati o snob. Se siete tutti in cerchio a chiacchierare ed io non mi avvicino, non è per snobismo, ma perché non so come farlo, non è naturale per me. Voi parlate tutti insieme e io non so quale sia il mio turno per inserirmi nel discorso. Spesso non trovo argomenti in comune con i vostri. Potrei avere difficoltà a guardare negli occhi, a molti di noi mette ansia, ma non nascondo nulla di strano. Potrei risultare goffo nel mio modo di muovermi, o strizzare gli occhi perché la luce mi da fastidio, oppure sussultare facilmente perché i rumori forti ed improvvisi mi procurano agitazione. I luoghi affollati non sono l’ideale per me, non riesco a processare tutti gli input sensoriali come fai tu, sento tutto più forte: luci, suoni, brusii, odori… se ho una buona motivazione, posso farlo, poi avrò bisogno di recuperare le energie.
Se mi dici qualcosa in tono scherzoso o sarcastico, potrei non percepire che stai scherzando e rimanere disorientato. Potresti chiedere ad un bimbo asperger una cosa come: “dammi una mano” e lui ti darebbe letteralmente la mano, ma non è stupido, ti capisce benissimo, è solo che tendiamo, soprattutto da piccoli, a interpretare in maniera letterale i modi di dire. Potrei fare delle battute basate su giochi di parole che tu giudicheresti stupide o incomprensibili. O risultare particolarmente ingenuo e non capire subito i doppi sensi.
Io sono come te, ma funziono in maniera differente. Sono neuro diverso, ovvero il mio cervello è cablato in maniera diversa. E’ dimostrato che il cervello autistico funzioni in un altro modo, quindi è come se io e te fossimo computer con due sistemi operativi differenti, oppure è come se tu ti trovassi in un pianeta alieno e tutti ti parlassero in una lingua che non conosci. E’ questo quello che provo.
Le persone asperger non soffrono di asperger, ma SONO asperger e non stanno male per la loro condizione, ma per l’ambiente che le circonda e che spesso e volentieri non le capisce, o peggio non le accetta e le relega ai margini. Dopo anni di tentativi di adattamento sociale andati a vuoto, o per il fatto di non conoscere le proprie sensibilità sensoriali, vivendo continuamente a doppia velocità per tenere dietro a tutto e soddisfare le aspettative di tutti, inseguendo quella che dai più è considerata la “normalità”, può succedere di sviluppare delle comorbilità ovvero dei disturbi che non sono causati dalla sindrome, ma che rendono la vita molto difficile. Possono svilupparsi depressioni o disturbi del comportamento, perché se per tutta la vita ti senti dire che sei sbagliato e non si vede cosa non funzioni in te (perché effettivamente non si vede), finisci col convincerti di essere sbagliato sul serio.
Per questo è importante che la diagnosi nei bambini avvenga il più presto possibile, perché possano essere accompagnati nella scoperta del loro modo di essere, e accettati e compresi dalle persone che hanno intorno. Molti di noi, hanno avuto la diagnosi di asperger da adulti, passando prima per varie diagnosi sbagliate, terapie farmacologiche dannose e svariate sofferenze.
Non siamo malati, come sento spesso dire in giro. A voi risulteremo forse un po’ strani, ma alla fine chi non ha le sue stranezze in fondo e la normalità, la tanto decantata normalità, nessuno può davvero dire che esista. Nessun essere umano è uguale ad un altro e allo stesso modo ogni asperger è diverso dall’altro. Quindi non esiste l’asperger ma GLI ASPERGER. Noi siamo asperger, siamo uomini e donne e bambini e oggi ti chiediamo ti aiutarci a diffondere un tassello di conoscenza per non confonderci più tra le pieghe dello sfondo.
Ti chiediamo di farlo fotografandoti con un cartello con la scritta #aspiefriendly e postarlo sul tuo profilo Facebook o Twitter. Può essere una tua foto o quella del tuo animale domestico o anche di una pianta. L’importante è il cartello e che il tuo contributo sia pubblico e che riporti l’hashtag #aspiefriendly, in modo da raggiungere più persone possibili.
Grazie

International Asperger Day – Giornata mondiale della sindrome di Asperger

Aspironìa è un blog che nasce dalla precisa esigenza di quattro mamme amiche per la pelle che intendono affrontare una tematica importante e delicata come la sindrome di Asperger da un’altro punto di vista. L’intento è abbattere gli stereotipi legati a questa condizione e divulgare un’idea di asperger diversa da quella che si è abituati a percepire in giro, affrontando le problematiche che caratterizzano la condizione, con l’ironia che ci contraddistingue. Aspironìa vuole diventare una comunità di persone prima di tutto. Di persone ironiche e autoironiche che non si fermano davanti alle difficoltà.

Aspironìa

Autismo e linguaggio

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Una interessante ricerca apparsa sul sito autismspeaks.com pone degli interrogativi sul tema dell’autismo e del linguaggio.
Lo Psicolinguista Aron Shield, dell’Università dell’Ohio, ha lavorato con gruppi di bambini sia con sordità che con autismo, ed ha cercato di cogliere alcune caratteristiche peculiari di tali bambini partendo dalle ben note caratteristiche comunicative dei soggetti autistici.

Sia i bambini con autismo udenti che non udenti, hanno in comune la difficoltà nell’utilizzo dei pronomi.
Entrambi i gruppi preferiscono molto utilizzare i nomi propri piuttosto che i pronomi.

L’autore spiega come ci deve essere qualcosa nell’utilizzo del pronome che è poco chiaro o che crea confusione. Infatti egli spiega come, nella sua esperienza, gli autistici descrivano l’utilizzo del nome come più “preciso”.
Shield nell’articolo tocca anche un altro importante aspetto, e cioè quello del linguaggio attraverso le immagini.
Ora è risaputo che l’utilizzo delle immagini sia estremamente importante  nel supportare lo sviluppo del linguaggio nei soggetti autistici, ma l’autore nota inoltre come (comparando un gruppo di soggetti autistici sordi e un gruppo di autistici udenti) la percentuale di bambini che non sviluppano il linguaggio sia molto simile tra i due gruppi.
“Questo mi suggerisce che sono i deficit sociali che impediscono ad alcuni bambini autistici di sviluppare il linguaggio, che sia per immagini o parlato”.
Ad integrare quanto affermato dall’autore mi pare importante sottolineare come il supporto visivo resti in ogni caso di fondamentale importanza, perché supporta lo sviluppo di competenze linguistiche che altrimenti rischierebbero di rimanere latenti e di non svilupparsi mai.
Lo sviluppo linguistico deve integrarsi quindi con un intervento volto ad accrescere le abilità sociali, le quali sono correlate in modo inestricabile.
Shield conclude l’interessante articolo osservando che si può imparare molto da come i genitori di bambini autistici sordi interagiscono coi loro figli, inserendosi con differenti modalità nel loro focus attentivo.
Andando oltre a questo studio, facendo ricerca si può certamente trarre beneficio dall’esplorazione dei più variegati e nascosti ambiti dove la patologia tende a collimare con le relazioni e lo sviluppo intellettivo di ogni bambino, come le più recenti ricerche tendono a mostrare.

Un utile vademecum sui diritti

Da Superando.it

È quello realizzato dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), consistente in una piccola guida pratica che affronta in modo informato e consapevole le principali questioni giuridiche, assistenziali e fiscali legate al mondo della disabilità, semplificando e schematizzando al meglio una normativa ampia, complessa e in continua evoluzione

Realizzazione grafica con un simbolo di disabilità e la scritta “Diritti dei disabili Diritti di civiltà”È disponibile nel sito del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), un utile vademecum dei diritti delle persone con disabilità, realizzato dallo stesso CoorDown, con il contributo della Fondazione Johnson & Johnson.
Si tratta di una piccola guida pratica, che consente di affrontare in modo informato e consapevole le principali questioni giuridiche, assistenziali e fiscali legate al mondo della disabilità. Per realizzarla, CoorDown si è avvalso anche del contributo degli operatori di Telefono D, il servizio di consulenza telefonica sulla sindrome di Down gestito dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e della consulenza tecnico-giuridica di Carlo Giacobini, direttore editoriale di «Superando.it».
«La normativa italiana in materia di disabilità – spiega Sergio Silvestre, presidente nazionale del CoorDown – è ampia, complessa e in continua evoluzione. Questo vademecum nasce proprio con l’obiettivo di semplificare e schematizzare nel miglior modo possibile il contesto legislativo di riferimento e per mettere a disposizione di famiglie e associazioni uno strumento informativo semplice da consultare e una guida ricca di consigli pratici. Stiamo già pensando alle prossime edizioni e a come renderle sempre più complete, aggiornate e facilmente fruibili da tutti». (S.B.)

Vademecum realizzato dal CoorDown

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@coordown.it (Federico De Cesare Viola).

CORSO DI FORMAZIONE : LA SINDROME DI ASPERGER DALLA DIAGNOSI ALL’INTERVENTO

CORSO DI FORMAZIONE LA NEURODIVERSITA’ E LE CONDIZIONI DELLO SPETTRO AUTISTICO LIEVE: LA SINDROME DI ASPERGER DALLA DIAGNOSI ALL’INTERVENTO
UNITA’ OPERATIVA COMPLESSA DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE Sabato 12 Marzo ore 8.45-18.00 Aula 1 Lente didattica Policlinico G.B. Rossi Piazzale L.A. Scuro –37134 -Verona

 

Scheda iscrizione scaricabile al seguente link

Il Sunderland costruisce una stanza speciale per un piccolo tifoso autistico

Bellissimo gesto da parte del club inglese che ha costruito all’interno del proprio stadio un box insonorizzato per favorire il piccolo Nathan Shippey, otto anni, affetto da autismo che non riusciva a seguire la sua squadra allo Stadium of Light perché spaventato dal rumore: la stanza speciale è insonorizzata e rappresenta la prima del suo genere al mondo. “Assolutamente incredibile”CPoAj9SWIAAaAWU
Il calcio, a volte, sa veramente regalare storie da favola, ma soprattutto riesce ancora a estrarre il meglio dal genere umano. Come in Inghilterra, nello specifico a Sunderland, dove la squadra di calcio che milita in Premier League ha voluto regalare un sogno a un giovane tifoso. Anzi, più che un sogno, un’opportunità. Il giovane Nathan Shippey, 8 anni, è un grandissimo tifoso dei Black Cats, ma non poteva recarsi allo stadio per seguire i suoi beniamini a causa del tanto rumore, e più in generale del classico ‘casino’ che si può avvertire in uno stadio di calcio. Nathan, infatti, è un bambino autustico, e come lui sono tanti i bambini che vorrebbero seguire dal vivo le proprie squadre ma non possono. Così, i suoi genitori, Peter e Kate hanno fatto una petizione per chiedere al club di costruire un box insonorizzato dove poter seguire le partite.

2016-02-07

Richiesta accolta. Il Sunderland ha fatto deciso di far costruire la speciale stanza, e Nathan è potato così tornare allo stadio. “E’ incredibile, ora è tutto diverso – le parole di mamma Kate intervistata dalla BBC – Si è aperto un nuovo mondo per lui, è una cosa veramente emozionante. E’ pazzesco, veramente”.

Una novità assoluta almeno per il calcio, che ovviamente potrebbe essere d’esempio per molti altri stadi. Non solo inglesi. Il piccolo Nathan, e la sua famiglia, hanno coronato un sogno, un piccolo gesto all’interno di una vita già segnata da un destino non certo fortunato. A volte basta poco, veramente poco. E per fortuna che lo sport, il calcio in questo caso, si è ricordato finalmente di essere nato per essere un aggregatore di passione, di divertimento, e non solo un semplice modo per far soldi.

Di  Alessandro Brunetti Da Eurosport.com