Attenzione e Percezione a stimoli visivi non sociali nel Disturbo dello Spettro Autistico: influenze del fattore gravità dell’autismo

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Alcune persone con un disturbo dello spettro autistico-ASD riescono ad identificare con esattezza la nota prodotta dal tintinnio fra due calici di cristallo o identificare decine di marche di aspirapolveri differenti semplicemente dal loro suono. Alcuni sarebbero in grado di individuare un libro non perfettamente allineato in una libreria in pochi secondi o imitare le peculiarità linguistiche di un idioma straniero non facilmente percepibili nemmeno per un individuo madrelingua (Happé & Frith, 2006). Queste straordinarie abilità percettive però non sempre sono requisiti idonei nella vita quotidiana, in quanto al minimo cambiamento ambientale spesso risultano inadattivi per il soggetto arrecandogli notevole disagio. Una teoria cognitiva che ha cercato di indagare nello specifico sia i deficit sia le abilità nei soggetti con ASD è la “Teoria della Coerenza Centrale Debole” proposta da Uta Frith, che rivolge l’attenzione a bambini e adulti normodotati e alle loro capacità di elaborazione circa il significato e la forma globale (d’insieme) delle informazioni in ingresso, spesso a discapito di attenzione o memoria per i dettagli. Questa teoria ipotizza che i soggetti con disturbo dello spettro autistico non riescono a costruire rappresentazioni globali a causa di un’ipersensibilità al dettaglio locale (Frith, 1989) e non sono sensibili alle illusioni visive (Happé, 1996). Gli studi di percezione visiva ed attenzione in soggetti con disturbo dello spettro autistico fanno emergere prove convergenti che indicano come gli individui autistici mostrino una maggiore sensibilità al dettaglio locale, tuttavia i risultati apparentemente contraddittori riguardano la loro capacità di elaborazione a livello globale.

Il presente studio si propone di indagare se i processi cognitivi e il livello di gravità dell’autismo influenzano la percezione di stimoli visivi non sociali e l’attenzione in soggetti con ASD ad alto funzionamento, confrontandoli con soggetti con sviluppo tipico. Il campione di controllo era composto da 12 soggetti neurotipici con età compresa tra i 19 e 26 anni. Il campione di soggetti con disturbo dello spettro autistico era composto da 12 soggetti con un ‘età compresa tra i 17 e i 26 anni. Lo studio prevedeva due compiti, denominati Mean Task e Member Task. Nel Mean Task veniva mostrato ai partecipanti una schermata contenente un insieme di punti, costituito da punti di dimensioni differenti, successivamente venivano mostrati due punti singoli con dimensioni differenti e veniva chiesto ai partecipanti di valutare quale fra i due punti singoli (punti-test) rappresentasse la dimensione media (mean size) dell’insieme di punti mostrato precedentemente. Il compito serviva per valutare la percezione globale.Screenshot 2015-08-05 11.02.35

 

 

 

 

 

 

Figura 1: immagine esplicativa dei compiti Mean e Member

Nel Member Task si mostrava ai partecipanti una schermata contenente un insieme di punti, costituito da punti di dimensioni differenti, successivamente venivano mostrati due punti singoli con dimensioni differenti e veniva chiesto ai partecipanti di valutare quale fra i due punti singoli fosse presente nell’insieme di punti mostrato in precedenza. Questo compito serviva per indagare l’elaborazione locale. Complessivamente non c’è stata nessuna differenza di performance nei compiti Mean e Member fra i due gruppi; ed entrambi i gruppi si sono dimostrati più accurati nel compito Mean Task. Si ricorda che nel compito di discriminazione iniziale tutti i soggetti hanno mostrato un’accuratezza del 100%, dando prova della loro capacità di discriminare correttamente le varie dimensioni fra punti adiacenti.

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I risultati ottenuti suggeriscono che i soggetti con ASD sono in grado di rappresentarsi mentalmente la dimensione media di un insieme di oggetti, con un livello di accuratezza superiore al caso, quando viene loro esplicitamente richiesto, similmente a quanto osservato nei soggetti neurotipici. E’ interessante notare, che nel Mean task i soggetti con ASD non mostravano l’errore sistematico di sovrastima della dimensione media, come invece mostrato dai neurotipici. Emerge quindi una maggiore accuratezza da parte di questi soggetti nel valutare le dimensioni dei punti–test rispetto ai neurotipici. La mancanza del bias percettivo di sovrastima della dimensione media nei soggetti con ASD, è in linea con quanto dimostrato da precedenti studi che confermano una maggiore precisione nell’osservare e rappresentare caratteristiche e dettagli raffinati (Ehlers et al, 1997; 1999; Jolliffe & Baron-Cohen 1997; O’ Riordan et al, 2001; Plaisted et al., 1998; Shah & Frith, 1993), in quanto gli autistici sono più precisi rispetto ai soggetti dei campioni di controllo.

Un ulteriore dato interessante è legato a come il livello di gravità dei sintomi autistici possa influire sulla performance. Quello che si è potuto notare è un’assenza di effetto per quanto riguarda il compito Mean Task, mentre è presente un effetto significativo sui tempi di reazione nel Member Task (quanto un soggetto impiega per dare la risposta). Infatti, ad un livello di gravità dei sintomi autistici maggiore corrispondono tempi di risposta più lenti. Quindi è possibile ipotizzare la presenza di una capacità da parte dei soggetti con ASD ad inibire risposte comportamentali dettate dall’impulso, unitamente ad una maggiore necessità di tipo attentivo nel rielaborare gli stimoli visivi al fine di produrre la risposta comportamentale.

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In conclusione la ricerca sull’attenzione e percezione a stimoli non sociali in soggetti con ASD ad alto funzionamento ha messo in evidenza una performance degli stessi in linea con quella dei soggetti neurotipici. Da sottolineare prima di tutto una conferma rispetto a una maggiore precisione nell’osservare e rappresentare caratteristiche e dettagli raffinati da parte dei soggetti con ASD e, infine, il fattore gravità dei sintomi autistici influenza solamente la velocità di risposta dei soggetti con ASD nei vari compiti.

 

Ricerca condotta in collaborazione con il Cimec- Centro Interdipartimentale Mente Cervello ed è stata coordinata da D. Melcher e P. Venuti. I dati sono stati raccolti da I. Laudanna e C. Scarlatella.

Per ulteriori informazioni contattare ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione

Primo articolo disponibile al link La Ricerca per individuare gli indicatori precoci nel ASD

Secondo articolo disponibile al link Aspetti della genitorialità in madri e padri con bambini con ASD