Stop alla vendita online della fascetta per l’autismo

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Il rappresentante di Promosalute commenta: “Non siamo ciarlatani e non vogliamo strumentalizzare i bambini né vendere a tutti i costi, verifichiamo sempre i requisiti per l’efficacia del dispositivo“. “Sì, la Croce rossa Roma sta contattando le famiglie, ma per scopi sociali e non commerciali“.

“Mente”, la fascetta che dovrebbe calmare gli autistici, “non è un prodotto commerciale né tanto meno una cialtroneria: il nostro scopo non è strumentalizzare i bambini con autismo e vendere il prodotto, ma offrire una speranza e un’opportunità a tante famiglie in cerca di risposte”.

Giancarlo Fabbi,  il direttore commerciale di PromoSalute, l’azienda che distribuisce il dispositivo medico su cui recentemente si è aperto un acceso dibattito, difende così la “mission” della propria società. E annuncia: “Avendo ricevuto tante telefonate allarmate, dopo il clamore suscitato nei giorni scorsi, abbiamo deciso di rinnovare il nostro sito, che andrà on line in questi giorni, all’indirizzo www.promosalutesrls.it (ancora non attivo). Qui ‘Mente’ non sarà più in vendita sull’e-shop: chi dimostrerà interesse per il prodotto sarà invece indirizzato a un confronto con i nostri neuropsichiatri infantili, che sapranno verificare la presenza dei requisiti nell’Eeg e quindi l’efficacia che avrebbe il dispositivo”.

Un passo indietro?
No, piuttosto “la prova che il nostro scopo non è vendere a tutti i costi: non prima di essere certi che il dispositivo potrà svolgere efficacemente la sua funzione”.

Una verifica che però viene fatta dai “vostri” neuropsichiatri: non si rischia il conflitto d’interessi?
No, sono medici professionisti senza alcun interesse commerciale. Poi, se la famiglia vuole svolgere questa procedura di verifica dei requisiti con il proprio neuropsichiatra, siamo ben disponibili a un confronto.

Intanto però il prodotto è stato acquistato da qualcuno…
Sì, ma sempre previa verifica dei requisiti. Tanto che abbiamo dovuto “bocciare” alcune famiglie: per loro è stata una delusione, ma noi sappiamo che ‘Mente’ funziona solo in caso di autismo conclamato e non possiamo venderlo a chi non ne trarrebbe vantaggio.

All’estero il prodotto è in commercio?
Sì, in 19 paesi da 7 anni. Ora, con le certificazioni Fda e Ce, siamo legittimati a vendere anche in Italia. Non capisco quindi perché questo susciti tanto scandalo. Tra l’altro, il prezzo non è di 2.500 euro, come è stato scritto, ma di 1.950 (Iva esclusa, ndr), se non si prende la sim, che è un optional.

Una bella cifra, comunque. In quanti hanno comprato il dispositivo in Italia?
Siamo nell’ordine delle decine. E comunque ora, ripeto, non è più possibile comprarlo on-line: chi fosse interessato, dovrà richiedere un account e una password per accedere a un’area riservata. E con questo, vogliamo tranquillizzare tutte le famiglie: non vogliamo strumentalizzare nessuno né tanto meno vendere il prodotto porta a porta.

Però, di fatto, ci sono famiglie che riferiscono di essere state contattate direttamente…
Nego ed escudo che qualcuno di noi abbia provato a vendere il prodotto “spingendolo” direttamente alle famiglie. Non siamo venditori di Folletto, come ha detto qualcuno.

Ma allora chi sta prendendo contatto con queste famiglie?
La Croce rossa di Roma sta portando avanti una propria iniziativa, che io peraltro appoggio e condivido, che però non ha uno scopo commerciale, ma sociale.

Quindi sono gli operatori della Croce Rossa a telefonare alle famiglie?
Sì ma non per vendere: solo per far sapere che esiste questa opportunità.

E proporre una prova?
Sì, un periodo di un mese, assolutamente gratuito, ma per un numero circoscritto di persone, che saranno selezionate dalla Croce Rossa

Quindi le famiglie non vengono invitate a partecipare alla sperimentazione?
No, questo è un altro aspetto ancora. Sebbene il prodotto sia stato ampiamente sperimentato all’estero, abbiamo deciso, con il professor Carlo Hanau, di fare una sperimentazione anche in Italia. Ma saranno coinvolte le università, non stiamo certo andando a cercare le famiglie in casa loro. Anche perché non potremmo, per ovvie ragioni di privacy.

Via Pressin