Ragazzo autistico insultato e picchiato dalla maestra, chiesti 200 mila euro in risarcimento

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Quanto può valere l’umiliazione di un ragazzino con disturbo dello spettro autistico? Quanto possono costare i calci, le parolacce e i ceffoni che uno studente autistico  ha preso dalle due maestre di Barbarano Vicentino?”Non meno di duecentomila euro”.

La stima è quella del padre della vittima ed è contenuta nel risarcimento danni avviata nei confronti dell’insegnante di scuola media Maria Pia Piron e dell’operatrice sanitaria Oriana Montesin, per chi non ricordasse hanno patteggiato per diciotto mesi di arresti domiciliari.

Il caso

Il caso era scoppiato nell’aprile del 2013 con l’arresto delle docenti,  avevano fatto molto clamore anche i video (girati dai carabinieri della procura grazie ad una telecamera nascosta) che mostravano le violenze al quale è stato costretto a subire.

Il quindicenne, vista la grave forma di autismo di cui soffre, si trovava a trascorrere la mattinata lontano dai compagni di classe, in una stanza in cui le due maestre, che avrebbero dovuto accudirlo, lo maltrattavano e lo umiliavano.

I filmati mostrano che Piron e Montesin si rivolgevano allo studente chiamando «porco schifoso» e «letamaio», e che lo picchiavano utilizzando forbici e righelli. Un incubo durato sei mesi e finito fortunatamente solo con l’intervento dei carabinieri e l’arresto delle insegnanti.

Nei mesi precedenti l’accaduto, prima di essere licenziata, la Piron si era vista sequestrare il Tfr e lo stipendio. Ora l’avvocato per famiglie Fernando Cogolato si prepara a presentare la richiesta della famiglia

Provvedimenti della famiglia

Il legale ha terminato di raccogliere la documentazione, comprendente una perizia medica dalla quale emerge l’impossibilità di capire fino in fondo quale sia la gravità del trauma inflitto dalle maestre. È stata chiesta una liquidazione del danno «in via equitativa» la cui entità sarà stabilita dal giudice ma che, secondo la stima della famiglia, dovrà ammontare a «non meno di 200mila euro» anche se quei soldi non restituiranno mai allo studente la serenità perduta in quei mesi di vessazioni.

«È una richiesta legittima, quella del padre: l’unico modo per vedere imposto un sacrificio, anche di natura patrimoniale, alle due donne che avrebbero dovuto proteggere e avere cura di suo figlio », assicura Cogolato. «Quel denaro servirà a far fronte alle spese che i familiari sono costretti ad affrontare quotidianamente a causa dell’autismo di cui soffre il ragazzino».

Ma questo è solo il primo passo, la famiglia si riserva di chiedere un risarcimento anche alla scuola (attraverso il ministero dell’Istruzione) e alla bidella Luciana Scottà, condannata in primo grado a 18 mesi per aver partecipato anche lei alle vessazioni.

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