Autismo e insegnanti di sostegno: un altro punto di vista

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gianfranco Vitale.

Scrivo di una vicenda incresciosa di cui molto si sono occupati, negli ultimi giorni, i siti web e alcuni organi di stampa. La storia è quella che ha coinvolto Vittorio, un adolescente autistico di 12 anni, “accusato” di aver morso la sua insegnante di sostegno, finendo con l’essere cacciato dalla scuola che frequenta (quest’ultima circostanza, invero, non pare del tutto confermata…).
Ferma restando la più convinta condanna dell’accaduto e soprattutto la piena solidarietà nei confronti di Vittorio e della sua famiglia, dico subito che a spingermi a scrivere questa breve nota è stato in particolare l’intervento, come sempre molto pubblicizzato sulla rete, dell’onnipresente sottosegretario Davide Faraone (“Faraone: studenti con autismo esigono eccellenza, via le aule di sostegno”), che non perde occasione di parlare – a mio parere non sempre a proposito – di autismo e scuola.
Se è vero, come egli dice, che “Questo non è il sostegno che vogliamo, questa è inclusione ipocrita. Basta con l’approssimazione… Gli insegnanti di sostegno devono essere insegnanti di sostegno, ovvero fortemente motivati e profondamente preparati su singole disabilità”, mi viene spontaneo chiedergli in quale paese abbia vissuto prima di accorgersi che le famiglie e le scuole sono state (e sono), da tantissimo tempo (dunque ben prima dei fatti di Biella), letteralmente abbandonate a se stesse. Dov’era, e cosa ha fatto, per esempio, Faraone, quando episodi altrettanto incresciosi e gravi si ripetevano, in giro per l’Italia? Come si è adoperato CONCRETAMENTE per denunciarli e impedirli? Come pensa di fronteggiarli oggi?
Le risposte a queste domande, in particolare l’ultima, sembra darle lo stesso sottosegretario, quando con sano humour PD (preferisco non parlare di ipocrisia di ritorno…), richiama, nell’intervista, leggi e tavoli che sarebbero sul punto di costituirsi: “Professionalità, competenze, specializzazione devono essere i requisiti dell’insegnante di sostegno “per vocazione” che la buona scuola di Renzi vorrebbe partorire. E su cui proprio in queste settimane si sta ragionando, con una serie di tavoli di lavoro sui decreti attuativi, in cui la formazione riveste appunto un ruolo di primo piano”.
Mi pare giusto riflettere, all’interno di questa insipida analisi, su quel condizionale,“vorrebbe”, contenuto nell’intervista che (toh: quando si dice la combinazione…) segue il nome del presidente del consiglio! E allora: io comprendo pienamente la rabbia e l’indignazione di molti commentatori ma confesso di trovare disdicevoli le omissioni, per non dire i silenzi, che si colgono rispetto all’atteggiamento che la politica ha avuto, ed ha, intorno all’autismo. Mi chiedo: “Quale autorevolezza può avere una politica che non ha mai fatto niente per prevenire certe vergognose situazioni?”. Per essere più chiari: “E’ stato un caso se fatti come quelli di Biella si sono verificati (e altri, statene certi, si verificheranno…) o essi sono piuttosto la naturale conseguenza di innumerevoli errori, di cui non si legge alcun accento autocritico nell’intervista, a tratti surreale, del dottor Faraone?”.
Limitarsi a parlare degli errori della scuola, dimenticando le proprie (ben più pesanti) responsabilità, credo sia fuorviante oltre che ingiusto. Gli errori dell’istituzione scolastica ci sono sicuramente stati e purtroppo continuano ad esserci: giusto richiamarli con fermezza, giusto puntare l’indice contro. Altra cosa, però, è fingere di dimenticare “le disattenzioni” dei governi (attuali e passati) e il fatto che mancano risorse adeguate (soprattutto finanziare, giusto per chiamare le cose col loro nome), tali da rendere possibile quella formazione specialistica di cui giustamente tutti parliamo.
La verità è (ma in questi giorni ha faticato ad emergere), che molte scuole, quasi tutte, combattono ogni giorno la loro battaglia a mani nude, e lo fanno impegnandosi molto più di quanto si immagini, magari nelle stesse ore in cui Davide Faraone compie – con i nostri soldi – i suoi tour promozionali in giro per l’Italia, “renziando” di una buona (?) scuola che non c’è, di tavoli di lavoro che verranno ed esaltando, perché no?, nelle stesse occasioni, giusto per non farsi mancare niente, la recente legge sull’autismo, che, a sua volta, senza risorse, vale praticamente zero!
Mi sarebbe piaciuto se anche la presidente di Angsa Novara-Vercelli Onlus, dalle colonne dello stesso sito che ha pubblicato l’intervento di Faraone, avesse sviluppato un ragionamento più problematico: per dirla tutta esprimendo qualche dubbio in più verso la politica, anziché limitarsi a una facile critica, quasi unilaterale, rivolta alla scuola. Sperando che abbia ragione lei quando dice “I miei operatori probabilmente sono stati tutti morsi, almeno una volta, ma grazie alla formazione e alla vocazione che hanno sanno capire perché hanno ricevuto quel morso, cosa volesse dire quel morso e come fare per non essere morsi di nuovo”, rammento umilmente a Benedetta Demartis che i tempi delle “vocazioni” sono, ahimè, finiti da un pezzo e oggi ci si forma e ci si specializza mettendo in campo, prima di tutto, risorse concrete (economiche, programmatiche e strategiche) e non vuote parole.

Non lo consideri un orpello ma sappia, altresì, che da moltissimi anni i lavoratori e le lavoratrici della scuola non vedono rinnovato il loro contratto, a differenza della “povera” casta politica. Tutto questo è (un po’) importante?
Ho infine qualche dubbio che l’ABA sia la panacea di tutti i mali e che grazie ad essa, come dice il titolo ridondante del post “Aba per tutti, nessuno escluso: così autismo e scuola faranno la pace“, finiranno i travagli dei nostri figli. Ma questo approfondimento rimandiamolo, nel caso, a un altro momento…

Gianfranco Vitale